b***@libero.it
2012-01-07 17:43:18 UTC
Caro Giovanni, e cari tutti,
mi piacerebbe, a questo punto del dibattito, sapere che cosa ne dite di quanto
è scritto nel Quaderno 6 di Strade Aperte alle pagine 17 e 18 ("La formazione
al sapere critico").
Permettete che ve lo chieda una persona che ha dedicato la vita a far capire
cose molto complesse a generazioni di giovani (credo con esiti più che buoni) e
che si è più volte cimentato nello sforzo immane della divulgazione scientifica
(non su "come si fa", ma su i "perché", sui significati, insomma).
"Che cosa dobbiamo assolutamente far in modo che i nostri ragazzi abbiano
nello zaino ?"
La risposta che mi ha sempre affascinato è la seguente
"quello che serve per andare per il mondo ... senza perdersi".
Saluti cordiali
Bruno Magatti.
A.S. Comunità di Como
mi piacerebbe, a questo punto del dibattito, sapere che cosa ne dite di quanto
è scritto nel Quaderno 6 di Strade Aperte alle pagine 17 e 18 ("La formazione
al sapere critico").
Permettete che ve lo chieda una persona che ha dedicato la vita a far capire
cose molto complesse a generazioni di giovani (credo con esiti più che buoni) e
che si è più volte cimentato nello sforzo immane della divulgazione scientifica
(non su "come si fa", ma su i "perché", sui significati, insomma).
"Che cosa dobbiamo assolutamente far in modo che i nostri ragazzi abbiano
nello zaino ?"
La risposta che mi ha sempre affascinato è la seguente
"quello che serve per andare per il mondo ... senza perdersi".
Saluti cordiali
Bruno Magatti.
A.S. Comunità di Como
----Messaggio originale----
Data: 07/01/2012 17.38
Ogg: [Masci] R: R: R: R: I Quaderni di S.A.
Ecco.
Era il 1971. L'ambiente la Centrale telefonica di Mestre.
I protagonisti io, un paio di colleghi ed il mio capo.
Stavamo installando il primo prototipo di centrale
telefonica gestita da un computer. un prototipo ovviamente
sperimentale, con una delle portine del computer pieno di
una marea di file di lucine e file di interruttori,
uno sotto ciascuna lucina e file di tasti da premere.
Era la prima volta che tentavamo di utilizzare un disco
magnetico per caricare il programma.
dopo una serie di fallimenti e tentativi, alla fine trovai
il bandolo della matassa e dissi: "Ingegnere, ci siamo,
guardi, la sequenza giusta delle operazioni è questa".
Facendo volare le dita tra tastini e interrutori, effetto
di una lunga pratica, schiacciai trionfante l'ultimo tasto
e le lucette cominciarono a blinkare nel modo corretto,
le spie degli apparati di centrale si accendevano nella
giusta sequenza ed i miei colleghi telefonici cominciarono
a provare ad usare la ventina di telefoni di prova connessi
alla centrale. chiamate esterne alla centrale, interne,
mix delle une con le altre eccetera.
"Guardi, ingegnere, è semplice: il problema sta nel loader,
usando quello standard non puo' funzionare, ma se si caricano
a mano dai tastini le prime sei istruzioni e si lancia a mano,
va su tutto"
"Bene bene Caluri, (all'epoca ci si chiamava per cognome e ci
si doveva tassativamente dare del lei), forse ho capito, e
allora facciamo così: lei mi scrive tutta la sequenza per far
partire la centrale, e la batte a macchina (non esistevano
ancora i word processor, sarebbero arrivati dieci anni dopo)
Poi io spengo tutto e poi chiamo la signora che fa le pulizie,
lei le mette in mano il suo foglio e le diciamo di leggere e
eseguire una per una le istruzioni che trova scritte sul foglio.
Se la centrale va in esercizio vuol dire che ha fatto un lavoro
comprensibile, altrimenti vuol dire che le sue istruzioni sono
incomprensibili e dovrà ricominciare.
Quella lezione me la son portata dietro per il resto della
mia vita lavorativa e anche fuori dai laboratori e dopo il
pensionamento.
Parlare semplice, non vuol necessariamente dire fare i discorsi
da bar, ma parlare in modo che chiunque possa capire anche
concetti complessi, dei quali nel corso del testo si puo' dare
anche il termine specifico, e così si puo' insegnare con una
certa facilità e si abitua pian piano "il popolo" ad usare
(correttamente) la terminologia specifica.
Del resto, chi ha familiarità con la matematica e chi
al liceo ha tribolato con i logaritmi e la trigonometria,
inorridisce per la cattiva abitudine dell'uso errato di
termini come Estrapolare, che NON SIGNIFICA estrarre
dati o termini da un testo, ma assieme al suo gemello
INTERPOLARE, descrive l'operazione matematica (o grafica)
con la quale si trovano i poli o punti di un grafico
partendo dai poli o punti, noti, e, se l'andamento della curva
che si cerca di costruire o prevedere, si trova tra due (ma
di solito più di due soltanto) punti o poli, si dice che
la curva ottenuta è INTERPOLATA tra i punti x e y, ma se si
dispone di una serie di punti o poli e si vuol fare una
"predizione" su dove dovrebbe trovarsi il punto o polo
successivo allora si dice che il punto così trovato è
ESTRAPOLATO dalla serie x y z ...
Eppure ad usare in modo errato questo termine (ce ne sono
una vagonata, ma con questo, gioco sul mio terreno), sono
fior di politici, giornalisti e scrittori di grido vari.
Ed il popolo (bue) (mal)educato, impara ad usare termini
e parole nel modo sbagliato.... per darsi un'aria da
saccente.
Quindi la richiesta di "parlare come si mangia", non è
quella di parlare approssimativamente, ma di saper
esprimere in modo piano ma corretto e pulito i concetti
che si vuol trasmettere.
Chiedo scusa se mi sono messo in cattedra, ma quello di
saper trasferire correttamente le idee e la conoscenza
è sempre stato un mio cruccio.
Y i S
--
.---.
(..¦..)
-_______..¦.._______-
(-.-<_..\.¦./.._>-_-)
..-_-<_..\+/._>-_-
.......GioVanni- Caluri
(Lupo Volante)
ScoutTag Regina Margherita (TO) (MASCI) A.S.
Data: 07/01/2012 17.38
Ogg: [Masci] R: R: R: R: I Quaderni di S.A.
-----Messaggio originale-----
Inviato: sabato 7 gennaio 2012 14.51
Oggetto: [Masci] R: R: R: I Quaderni di S.A.
Carissimi,
qualche anno fa l'ottimo Nando Paracchini ebbe la cortesia
di scrivere per il giornalino MASCI della Lombardia
("In cammino") un prezioso articoletto nel quale spiegava
quella che è nota come Legge di Liebig (sì, proprio quello
del dadi !!) e i rischi che si corrono in una comunità,
se non se ne tien conto.
[...]Inviato: sabato 7 gennaio 2012 14.51
Oggetto: [Masci] R: R: R: I Quaderni di S.A.
Carissimi,
qualche anno fa l'ottimo Nando Paracchini ebbe la cortesia
di scrivere per il giornalino MASCI della Lombardia
("In cammino") un prezioso articoletto nel quale spiegava
quella che è nota come Legge di Liebig (sì, proprio quello
del dadi !!) e i rischi che si corrono in una comunità,
se non se ne tien conto.
Per quanto concerne un gruppo di persone, egli ricordava che
al "minimo" presente in un gruppo, quasi inesorabilmente,
- i contenuti di una conversazione (in un bar si finisce
col parlare di calcio o di cronaca nera)
- il livello di competenza della conversazione su temi
specifici (dice bene l'espressione "discorsi da Bar")
- la qualità del linguaggio (oggi, quasi ovunque,, il gergo
è da tutti infarcito di volgarità, senza che ciò generi
imbarazzo alcuno).
Alle volte la "legge del minimo" (di Liebig) ha anche degli
aspetti positivi,
[...]al "minimo" presente in un gruppo, quasi inesorabilmente,
- i contenuti di una conversazione (in un bar si finisce
col parlare di calcio o di cronaca nera)
- il livello di competenza della conversazione su temi
specifici (dice bene l'espressione "discorsi da Bar")
- la qualità del linguaggio (oggi, quasi ovunque,, il gergo
è da tutti infarcito di volgarità, senza che ciò generi
imbarazzo alcuno).
Alle volte la "legge del minimo" (di Liebig) ha anche degli
aspetti positivi,
Ecco.
Era il 1971. L'ambiente la Centrale telefonica di Mestre.
I protagonisti io, un paio di colleghi ed il mio capo.
Stavamo installando il primo prototipo di centrale
telefonica gestita da un computer. un prototipo ovviamente
sperimentale, con una delle portine del computer pieno di
una marea di file di lucine e file di interruttori,
uno sotto ciascuna lucina e file di tasti da premere.
Era la prima volta che tentavamo di utilizzare un disco
magnetico per caricare il programma.
dopo una serie di fallimenti e tentativi, alla fine trovai
il bandolo della matassa e dissi: "Ingegnere, ci siamo,
guardi, la sequenza giusta delle operazioni è questa".
Facendo volare le dita tra tastini e interrutori, effetto
di una lunga pratica, schiacciai trionfante l'ultimo tasto
e le lucette cominciarono a blinkare nel modo corretto,
le spie degli apparati di centrale si accendevano nella
giusta sequenza ed i miei colleghi telefonici cominciarono
a provare ad usare la ventina di telefoni di prova connessi
alla centrale. chiamate esterne alla centrale, interne,
mix delle une con le altre eccetera.
"Guardi, ingegnere, è semplice: il problema sta nel loader,
usando quello standard non puo' funzionare, ma se si caricano
a mano dai tastini le prime sei istruzioni e si lancia a mano,
va su tutto"
"Bene bene Caluri, (all'epoca ci si chiamava per cognome e ci
si doveva tassativamente dare del lei), forse ho capito, e
allora facciamo così: lei mi scrive tutta la sequenza per far
partire la centrale, e la batte a macchina (non esistevano
ancora i word processor, sarebbero arrivati dieci anni dopo)
Poi io spengo tutto e poi chiamo la signora che fa le pulizie,
lei le mette in mano il suo foglio e le diciamo di leggere e
eseguire una per una le istruzioni che trova scritte sul foglio.
Se la centrale va in esercizio vuol dire che ha fatto un lavoro
comprensibile, altrimenti vuol dire che le sue istruzioni sono
incomprensibili e dovrà ricominciare.
Quella lezione me la son portata dietro per il resto della
mia vita lavorativa e anche fuori dai laboratori e dopo il
pensionamento.
Parlare semplice, non vuol necessariamente dire fare i discorsi
da bar, ma parlare in modo che chiunque possa capire anche
concetti complessi, dei quali nel corso del testo si puo' dare
anche il termine specifico, e così si puo' insegnare con una
certa facilità e si abitua pian piano "il popolo" ad usare
(correttamente) la terminologia specifica.
Del resto, chi ha familiarità con la matematica e chi
al liceo ha tribolato con i logaritmi e la trigonometria,
inorridisce per la cattiva abitudine dell'uso errato di
termini come Estrapolare, che NON SIGNIFICA estrarre
dati o termini da un testo, ma assieme al suo gemello
INTERPOLARE, descrive l'operazione matematica (o grafica)
con la quale si trovano i poli o punti di un grafico
partendo dai poli o punti, noti, e, se l'andamento della curva
che si cerca di costruire o prevedere, si trova tra due (ma
di solito più di due soltanto) punti o poli, si dice che
la curva ottenuta è INTERPOLATA tra i punti x e y, ma se si
dispone di una serie di punti o poli e si vuol fare una
"predizione" su dove dovrebbe trovarsi il punto o polo
successivo allora si dice che il punto così trovato è
ESTRAPOLATO dalla serie x y z ...
Eppure ad usare in modo errato questo termine (ce ne sono
una vagonata, ma con questo, gioco sul mio terreno), sono
fior di politici, giornalisti e scrittori di grido vari.
Ed il popolo (bue) (mal)educato, impara ad usare termini
e parole nel modo sbagliato.... per darsi un'aria da
saccente.
Quindi la richiesta di "parlare come si mangia", non è
quella di parlare approssimativamente, ma di saper
esprimere in modo piano ma corretto e pulito i concetti
che si vuol trasmettere.
Chiedo scusa se mi sono messo in cattedra, ma quello di
saper trasferire correttamente le idee e la conoscenza
è sempre stato un mio cruccio.
Y i S
--
.---.
(..¦..)
-_______..¦.._______-
(-.-<_..\.¦./.._>-_-)
..-_-<_..\+/._>-_-
.......GioVanni- Caluri
(Lupo Volante)
ScoutTag Regina Margherita (TO) (MASCI) A.S.